Analfabeti laureati

Analfabeti laureati

[:it]copertina linus aprile 2011Sul numero di aprile 2011 di Linus, David Binussa evidenzia alcuni dati allarmanti dal rapporto INVALSI 2010: “cinque italiani su 100 tra i 14 e 65 anni non sanno distinguere una lettera dall’altra oppure una cifra dall’altra. Trentotto su cento lo sanno fare, ma riescono solo con difficoltà a interpretare una scritta o una cifra. [..] Trentatré superano questa condizione ma non vanno molto oltre. Significa che un testo scritto su un qualsiasi giornale a grande tiratura [..] risulta oltre la loro portata di comprensione e capacità di concentrazione. Il dato in percentuale si abbassa parecchio se il testo è costitutio da un semplice grafico o da una comparazione tra numeri. In questo 33%, il 12% è costituito da laureati.”

Binussa prosegue snocciolando altri dati relativi all’analfabetismo di ritorno ed evidenzia poi , in Italia ci troviamo in una situazione di arretratezza e sull’inesistenza di politiche in grado di invertire questa tendenza, anche perché ci raccontiamo di essere “una società tra le grandi nel mondo” .

Termini più o meno equivalenti sul tema dell’assenza di politiche per l’educazione degli adulti sono stati usati da Massimo Negarville alla Fondazione Rosselli, in occasione del seminario sul rapporto OCSE Education Today 2010. Il basso livello di scolarità e il rischio alfabetico costituiscono un handicap allo sviluppo economico e alla coesione sociale: su 36 milioni di persone in Italia fra i 20 e i 64 anni, 15 milioni non vanno oltre la licenza media, inoltre secondo l’indagine ALL (Adult Literacy and Life skill) che ha analizzato il rapporto tra competenze e titoli di studio, il 52% dei diplomati ha competenze bassissime. A questo aggiungiamo che le previsioni Eurostat vedono un Italia che nel 2020 avrà il 37,2% di manodopera non qualificata con prevedibili ripercussioni sull’occupazione.

Il moltiplicarsi di dibattiti sullo stato dell’educazione e sul futuro della scuola, evidenziano un diffuso allarme fra esperti e studiosi eppure i nostri politici non sembrano interessati ad affrontare il problema in modo strutturale.

Dal seminario della Fondazione Rosselli è emerso come in Italia, in controtendenza ai paesi “avanzati” la spesa procapite per studente diminuisca, che si squalifica il ruolo sociale degli insegnanti che a loro volta si sentono minacciati, che la scuola dell’autonomia è una scuola che si percepisce abbandonata, dove il caos regna sovrano, accentuato da riformicchie, indicazioni operative assenti o contrastanti e le

Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli ha sottolineato come non esista contraddizione fra equità ed efficacia e su come la competizione fra scuole provoca danni enormi agli alunni svantaggiati, perché mancano le precondizioni per la scelta.

Francesca Traclò, Direttore della Fondazione Rosselli ha evidenziato come tutte le crisi economiche siano pagate dai giovani e che la mancanza di investimenti provoca costi di lungo periodo: fino a quando tutte queste voci potranno essere ignorate?

 

 

 

 

 

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