La sfiducia analogica che ci rende curiosi

La sfiducia analogica che ci rende curiosi

[:it]Rileggo l’articolo di Ilvo Diamanti su Repubblica di oggi (13 gennaio 2014) dal titolo “La sfiducia digitale che ci rende infelici”  e ogni volta mi sembra un po’ peggio.

L’articolo ha attirato la mia attenzione perché fra le varie citazioni, c’era anche quella  “Cittadini digitali”, ultima fatica di Rosanna De Rosa, studiosa di comunicazione politica con una lunga storia di frequentazione della rete e di democrazia online (nel 2000 pubblicò per Apogeo “Fare Politica in Internet”).

Il concetto di fondo dell’articolo è una evidente forzatura nella correlazione fra partecipazione online e sfiducia nel prossimo, basandosi sui dati  dal rapporto “Gli Italiani e lo Stato”, di cui ho trovato una sintesi qui ma non il testo completo su http://www.agcom.it.

Tra l’altro gli stessi dati erano già  stati commentati in modo più asettico dallo stesso giornalista il 30 dicembre in quest’articolo “Gli italiani: meno tasse, basta partiti – E l’Europa non piace più –  Sì all’elezione diretta del Capo dello Stato”  in quel caso, la questione della partecipazione online era vista come fattore positivo, come antidoto alla sfiducia nelle istituzioni. Cosa sarà capitato in queste due settimane?

Nell’articolo ci sono cose varie tra cui, l’idea che la Rete favorisce la partecipazione anti-politica, grazie alla dis-intermediazione, ovvero bypassa la mediazione, diventando un “medium” antitetico agli altri media.. Affermazioni che hanno suscitato un po’ di sconcerto e una serie di domande rivolte da Vittorio Zambardino (pioniere della versione online di Repubblica) a Diamanti e al direttore di Repubblica, pubblicate su Wired.it 

La Rete mi ha abituato ad essere molto più critica verso gli “old media” ..persino Piero Angela lo guardo con occhi diversi (la puntata natalizia di SuperQuark sul cervello aveva ben poco di scientifico).

Ma torniamo a Repubblica.. e al medium tradizionale, visto che oggi disponevo di copia cartacea. A casa, sfogliando il giornale lo sguardo  cade sull’inchiesta allarmistica di turno intitolata “Se la crisi dvuota le culle” sul tracollo demografico dell’Europa, in cui si prevede un incremento degli abitanti della Nigeria (!) e della Cina mentre  in Italia non si fanno figli. Il tutto correlato da immagini e da un grafico, che attira la nostra attenzione:

Repubblica_originale

Se si confrontano i numeri con la rappresentazione grafica si nota una certa dissonanza, perché la lunghezza delle barre non è consistente rispetto ai valori, così come non sembra corretto indicare percentuali di valori che non sono quelli delle barre.

Ecco i due grafici corretti: Repubblica_dati

Evidentemente per rafforzare il titolo, serviva far sembrare graficamente più “corposo” il numero dei “Nati stranieri” rispetto a “Nati italiani”.

So benissimo che ci sono casi molto più eclatanti di cattivo giornalismo e questo è davvero cercare il pelo nell’uovo ma davvero basta con questa storia della Rete cattiva, che alimenta i peggiori sentimenti versus Media tradizionali buoni perché mediati

Preferisco un approccio come quello citato in questo articolo di Global Voices Online, “No”, the Brilliant and Optimistic Campaign that Boosted a Revolution, che sostiene che dobbiamo raccontare e documentare  drammi e tragedie ma con un complemento di speranza e approccio positivo, per realizzare quel cambiamento che stiamo cercando. [Anche per questo post, grazie a Bruno]

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