Didattica in rete, non tutti i ritardi vengono per nuocere

Didattica in rete, non tutti i ritardi vengono per nuocere

Secondo il rapporto ISTAT 1997 l’Italia ha un ritardo di circa quattro anni rispetto agli USA nell’uso di Internet.

di Eleonora Pantò 15 giugno 1998

Il nostro Paese è sicuramente in ritardo per quanto riguarda l’introduzione dell’uso della telematica a scuola, ma questo potrebbe non essere uno svantaggio: negli USA i tecnorealisti sono già ai primi ripensamenti: “Non basta collegare online le aule scolastiche per mettere in salvo la scuola: l’arte dell’insegnamento non può essere replicata dai computer, da Internet o dall’insegnamento a distanza; questi e altri similari strumenti sono senz’altro utili, ma non dobbiamo commettere il grave errore di scambiarli per la panacea generale. “

Non sono al corrente di ricerche o rapporti in cui si sostenga che la scuola attrezzata di computer e con l’accesso ad Internet possa fare a meno di insegnanti: piuttosto attraverso questi strumenti si può favorire “un apprendimento personalizzato e cooperativo” in cui è fondamentale la figura di una guida critica che orienti nella scelta dei materiali e dei percorsi.

Sono in corso di realizzazione in USA e in Italia programmi ministeriali per l’introduzione del computer a scuola: negli Stati Uniti l’accento è su Internet, mentre in Italia si parla preferibilmente di multimedialità.

Clinton, fin dal suo primo mandato presidenziale, ha fatto delle autostrade elettroniche e della riqualificazione del sistema scolastico, un cavallo di battaglia: oggi deve dimostrare se gli investimenti fatti in questo ambito sono stati proficui.

Il Ministro Berlinguer sta avviando il riassetto della scuola e dell’Università dal punto di vista amministrativo e didattico: gli investimenti sono appena stati avviati e non è ancora possibile misurare gli effetti dei progetti.

In l’articolo del “New York Times” del 27 aprile 1998, l’Ufficio delle Tecnologie Didattiche del Dipartimento dell’Istruzione USA ribadisce l’importanza di studi e ricerche che dimostrino come e quanto l’uso dei computer e della telematica, possa migliorare la qualità dell’apprendimento.

L’articolo è accompagnato da un’indagine svolta da una società americana, la Quality Education Data, che ha intervistato 400 insegnanti: l’82% delle scuole contattate, il doppio rispetto al 1996, sono connesse ad Internet e sempre più oltre alle biblioteche e ai laboratori, si collegano le aule (vedi il mio articolo precedente per Apogeonline).

Il dato più interessante che emerge da questa indagine è che la maggioranza di questi insegnanti, il 69%, utilizza la rete almeno una volta al giorno per cercare informazioni in rete, come supporto alla propria attività e il 49% dichiara che i propri studenti fanno anch’essi ricerche di materiali su Internet almeno una volta alla settimana.

Torniamo in Italia: nei primi giorni di maggio 98 è comparsa in rete una sintesi del primo rapporto di monitoraggio sul Programma di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche sito ufficiale della Pubblica Istruzione, e successivamente una versione più completa sul sito sul Educazione & Scuola.

Questo rapporto, oltre a contenere indicazioni sul numero delle scuole che hanno avuto finanziamenti e sulla loro distribuzione geografica, contiene anche prime indicazioni su come sono stati spesi i soldi dalle scuole: le 1898 scuole che hanno beneficiato dei contributi previsti dal Progetto 1B (la parte del programma rivolta all’introduzione della multimedialità in classe) hanno

acquistato in media sei computer e una stampante. Il 25% delle scuole ha acquistato il collegamento ad Internet con una spesa media di 478.770 lire. Le stazioni multimediali sono collocate in laboratori e utilizzate, a piccoli gruppi o a classi intere, in media di quattro giorni a settimana per meno di quattro ore al giorno.

La parte di questo rapporto che più ci interessa è l’ultima tabella, relativa alle attività per le quali si intende far usare agli alunni il computer nella didattica: il 93% prevede l’utilizzo di CD multimediali, seguiti a ruota da software didattico e word processor per la redazione del giornale scolastico, il 76% per la costruzione di ipertesti e infine il 74% per la ricerca di materiali in Internet.

Internet come una grande biblioteca fatta di bit dove, come dice Negroponte, chi prende in prestito un volume non lo sottrae ad un altro? È un aspetto fondamentale dell’uso della rete a scuola, che non va sottovalutato: è necessario infatti che si diffondano abilità e competenze per effettuare ricerche in rete. Il ruolo del docente è cruciale nell’impostazione delle ricerche e nella valutazione dei risultati.

Raimondo Boggia, in un’intervista a Mediamente di qualche giorno fa, che cito a memoria, dichiarava che la globalizzazione è già avviata nell’alimentazione, nella musica e nel cinema: forse la globalizzazione dell’educazione sta avvenendo grazie a Internet.