Non creiamo cafoni 3.0: competenze per la cittadinanza digitale

Non creiamo cafoni 3.0: competenze per la cittadinanza digitale

[Articolo scritto per Sapere Digitale 12 aprile 2022]

Fontamara è uno dei miei libri preferiti: il romanzo racconta di in un fantomatico paese nella campagna abruzzese, in cui un giorno arriva un cittadino, delegato a raccogliere le firme per una petizione ai contadini poveri e analfabeti, chiamati cafoni. I cafoni a cui era stata tolta l’energia elettrica per morosità, sono convinti con le buone, minacce e bugie a firmare un foglio bianco. Il delegato spiega loro che le autorità scriveranno il contenuto una volta che avranno le firme. I cafoni firmano, rassicurati che non si tratta di nuove tasse e convinti che il governo chieda il parere e quindi l’adesione a tutti i cafoni dei paesi vicini. Scopriranno solo dopo che le firme servono a togliere l’acqua dai loro campi per indirizzarla ai campi del delegato.

Con poca fantasia, possiamo trasporre questa storia ai nostri tempi, in cui le persone, non avendo sufficienti informazioni per approfondire tematiche complesse, di fatto sono convinte a cedere i loro diritti.

L’equivalente del sapere leggere e scrivere ai tempi di Fontamara, si traduce oggi con competenze digitali, necessarie per affrontare nuove situazioni, caratterizzate dalla crescente difficoltà di selezionare le informazioni, di usare strumenti nati per aumentare la polarizzazione delle conversazioni, scelte governate da algoritmi che possono prendere decisioni bizzarre.

La  Raccomandazione del Consiglio Europeo del 22 maggio 2018 ha inserito le competenze digitali  fra le competenze chiave per l’apprendimento permanente unitamente alle competenze linguistiche, scientifiche, civiche ed è importane comprendere che tali competenze sono tutte interrelate.

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Le competenze digitali permettono di esercitare la cittadinanza digitale, un sottoinsieme della cittadinanza tradizionale che possiamo definire come l’insieme delle regole e delle norme per agire correttamente in rete, senza provocare danno a sé stessi e agli altri, necessarie per relazionarsi con gli altri e più specificatamente per interagire con la pubblica amministrazione e le imprese.

Essere cittadini digitali consapevoli significa non solo saper usare determinati servizi, ma avere la consapevolezza del contesto e delle conseguenze delle nostre azioni, che possono sembrare irrilevanti, a causa della semplicità e della velocità con cui sono compiute, come mettere un “mi piace” o condividere una foto/un video, ma che in realtà possono avere impatti inimmaginabili sulle persone, sul piano personale e  professionale. [Continua a leggere su Sapere Digitale]

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