Pagati per pensare

Pagati per pensare

[Segnalo da Terra Incognita, blog di Ken UDAS,l’ottimo post di Joel Thierstein sul ruolo dei docenti universitari rispetto alle RAE/OER (Risorse Educative Aperte/Open education Resources). Joel Thierstein oltre ad essere docente universitario presso la Rice University è anche il direttore di Connexions, l’unico (credo) repository di OER, che non fa capo ad un Università , ma dove tutti possono caricare e/o prelevare materiali didattici.

Thierstein, comincia con una domandina non da poco: “Qual è il ruolo dei docenti universitari nella società ? (What is the role of university faculty in society?)

In sintesi quello che lui dice è: i professori sono pagati per aumentare la conoscenza nella propria disciplina, ovvero sono pagati per pensare. In più hanno (almeno negli US) un incarico a vita, in modo che non si debbano preoccupare se vogliono sostenere tesi rivoluzionarie, possono pensare a lungo termine e non sono costretti a farsi carico dello sfruttamento commerciale delle loro idee. E si chiede come funziona nel resto del mondo? Detto questo, la domanda cruciale è:

Qual è il rapporto fra docenti universitari e proprietà intellettuale?

copyallSe il loro ruolo è produrre conoscenza, hanno diritto a mantenere la proprietà intellettuale? o è dell’Università per cui lavorano? produrre OER significa perdere la proprietà intellettuale completamente? se no, significa cederne una parte? e quale?

Sulla base di quanto previsto dalle licenze Creative Commons, prosegue poi con una raffica di domande sulle possibilità previste per Attribuzione-Non Commerciale-Opere Derivate.[:][:it]

Nel mondo 2.0 continua ad avere senso l’attribuzione della proprietà intellettuale ad un singolo? Chi utilizza i materiali ha diritto di sapere da chi sono prodotti o questo serve esclusivamente a mantenere uno status quo? E’ corretto che un docente pagato per pensare, guadagni altro denaro per fare un lavoro per cui è già pagato? Perché dovrebbe lavorare per l’Università sepercepisce meno di quanto vale sul mercato? Perché non dovrebbe essere permesso lo sfruttamento commerciale di quanto prodotto dall’Università ? La creazione di opere derivate potrebbe danneggiare la reputazione del docente che ha prodotto l’idea originale?

Tutte domande che ha dovuto affrontare chi ha provato a ragionare seriamente all’interno delle facoltà italiane sulla possibilità di rilasciare materiali educativi secondo licenze CC. E che non sempre trovano risposte soddisfacenti anche per chi non ha preclusioni ed è disponibile a rinunciare parzialmente alla proprietà intellettuale.

Chissà se e quando si potranno affrontare questi discorsi in modo “sistemico”… senza cerchiobottismi come quello della modifica alla legge del diritto d’autore, e pure lasciato a metà , visto che il decreto attuativo non c’e’.

Chissà cosa ne pensa Thierstein di questo professore, che vorrebbe perseguire i suoi allievi che prendono appunti durante le lezioni.

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